Associazione Musica Poetica
Il ballo delle ingrate

Il ballo delle ingrate

Nella prima parte della serata, due rare Sonate a sei parti di Giovanni Battista Buonamente, tra cui si inserisce uno dei Madrigali guerrieri e Amorosi di Monteverdi, tratto dall’VIII Libro dei Madrigali, che contiene anche Il Ballo e come per esso il testo è del coltissimo poeta fiorentino Rinuccini


SONATA A SEI PARTI N 22 e N 2

da Sonate e Canzoni, Libro VI
Musica di Giovanni Battista Buonamente (1595 – 1642)


IO CHE NELL’OTIO NACQUI

dall’VIII Libro dei Madrigali
Musica di Claudio Monteverdi (1567 – 1643)


Io che nell’otio nacqui, e d’otio vissi,
Che vago sol di riposata quiete
Trapassava non pur I’hore nottume,
Ma i giorni interi ancor tra molli piume;
E tra grat’ ombre d’ogni cura scarco
Il fresco mi godea d’un’ aura lieve,
Col roco mormorar d’un picciol rivo,
Che fea tenor degl’augelletti al canto.
Lo stesso pur che generosa cura
Di bellissimo Amor mi punse il core,
AII’hor che ‘l guardo volsi al divan lume,
Che svavillar vidd’io da que’ begl’occhi,
E ‘l suono udì che da rubini e perle
Mi giunse al cor d’angelica favella,
Sprezzando gli agi di tranquilla vita
Non pur chiuggo a i gran dì tra ‘l sonno i limu
Ma ben sovente ancor, e stelle e sera,

Cangiar vigile amante in Sole, e in Alba.

Spesso carco di ferro all’ombra oscura
Me ‘n vo sicuro ove ‘l desio mi spinge,
E tante soffro ogn’hor dure fatiche
Amoroso guerrier, ch’assai men greve
Misura in un co ‘l valoroso Hispano
Tentar pugnando I’ostinato Belga.
0 Pur là dove inonda i larghi campi
L’Istro real, cinto di ferro il busto
Seguir tra l’armi il chiaro, e nobil sangue
Di quel Gran Re ch’or su la sacra testa
Posa il splendor del diadema Augusto
Di quel Gran Re ch’alle corone, a lauri
Alle spoglie, a’ trionfi il ciel destina.
O sempre gloriose, o sempre invitto,
Segui felice, e fortunato apieno
L’alte vittorie e gloriose imprese
Che forse un dì questa mia roca cetra
Ritornerà non vil ne’ tuoi gran pregi.
All’hor, ch’al suon dell’anni
Canterò le tue palme, è chiari allori.
Quando I’hostil furor depresso e domo
Dal tuo invitto valor, dal tuo gran senno,
Udrà pien di spavento, e di terrore
L’Oriente sonar belliche squille.
E sovra gran destrier di ferro adorno
Di stupor muti i faretrati Sciti,
Tra mille e mille Cavalieri e Duci
Carco di spoglie, o Gran Fernando Ernesto

T’inchineranno, alla tua invitta spade
Vinti, cedendo le corone e i regni.


IL BALLO DELLE INGRATE

madrigale in genere rappresentativo di Ottavio Rinuccini
Musica di Claudio Monteverdi (1567 – 1643)

Personaggi

AMORE Anita Sisino
VENERE Aloisa Aisemberg
PLUTONE Guglielmo Buonsanti
OMBRE D’INFERNO Paola Chinellato, Roberta Sollazzo, Matteo Laconi, Emanuele Ferrarini
ANIMA INGRATA Anita Sisino
ANIME INGRATE Cristina Picozzi, Paola Chinellato, Roberta Sollazzo

Libretto d’opera

Prima si fa una scena la cui prospettiva formi una bocca d’Inferno con quattro strade per banda, che gettino fuoco, da quali usciscono a due a due le Anime Ingrate, con gesti lamentevoli, al suono della entrata che sarà il principio del ballo, il qual va cotante volte ripetito da suonatori fino che trovino poste nel mezzo del loco in cui assi da dar principio al ballo, Plutone sta nel mezzo conducendole a passi gravi, poi ritiratosi alquanto, dopo finita la entrata, danno principio al ballo, poscia Plutone fattolo fermare nel mezzo, parla verso alla Principessa, e Damme, che saranno presenti, nel modo che sta scritto; Delle Anime Ingrate, il lor vestito sarà di color cenerito, adornato di lacrime finte; finito il ballo tornano nel Inferno, nel medesimo modo del’uscita, e al medesimo suono lamentevole, restandone una nella fine in scena, facendo il lamento che sta scritto, poi entra nel’Inferno. Al levar de la tela si farà una sinfonia a beneplacito.

AMORE
De l’implacabil Dio
Eccone giunt’al Regno,
Seconda, O bella Madre, il pregar mio.

VENERE
Non tacerà mia voce
Dolci lusinghe e prieghi
Finche l’alma feroce
Del Re severo al tuo voler non pieghi.

AMORE
Ferma, Madre, il bel piè, non por le piante
Nel tenebroso impero,
Che l’aer tutto nero
Non macchiass’il candor del bel sembiante:
Io sol n’andrò nella magion oscura,
E pregand’il gran Re trarotti avante.

VENERE
Va pur come t’agrada. Io qui t’aspetto,
Discreto pargoletto.

(Sinfonia)

VENERE
Udite, Donne, udite! I saggi detti
Di celeste parlar nel cor servate:
Chi, nemica d’amor, nei crudi affetti
Armerà il cor nella fiorita etate,

(Sinfonia)

Sentirà come poscia arde a saetti
Quando più non avrà grazia e beltate,
E in vano risonerà, tardi pentita,
Di lisce e d’acque alla fallace aita.

PLUTONE
Bella madre d’Amor, che col bel ciglio
Splender l’Inferno fai sereno e puro,
Qual destin, qual consiglio
Dal ciel t’ha scorto in quest’abisso oscuro?

VENERE
O de la morte innumerabil gente
Tremendo Re, dal luminoso cielo
Traggemi a quest’orror materno zelo:
Sappi che a mano a mano
L’unico figlio mio di strali e d’arco
Arma, sprezzato arcier, gli omer e l’ali.

PLUTONE
Chi spogliè di valore l’auree saette
Che tante volte e tante
Giunsero al cor de l’immortal Tonnante?

VENERE
Donne, che di beltate e di valore
Tolgono alle più degne il nome altero,
Là, nel Germano Impero,
Di cotanto rigor sen van armate,
Che di quadrell’aurate
E di sua face il foco
Recansi a scherzo e gioco..

PLUTONE
Mal si sprezza d’Amor la face e’l telo.
Sallo la terra e’l mar, l’inferno e’l cielo.

VENERE
Non de’ più fidi amanti
Odon le voci e i pianti.
Amor, Costanza, Fede
Non pur ombra trovar può di mercede.
Questa gli altrui martiri
Narra ridendo. E quella
Sol gode d’esser bella
Quando tragge d’un cor pianti e sospiri.
Invan gentil guerriero
Move in campo d’honor, leggiadro e fiero.
Indarno ingegno altero
Freggia d’eterni carmi
Beltà che non l’ascolta e non l’aprezza.
Oh barbara fierezza!
Oh cor di tigre e d’angue!
Mirar senza dolore
Fido amante versar lagrime e sangue!
E per sua gloria, e per altrui vendetta
Ritrovi in sua faretra Amor saetta!


PLUTONE
S’invan su l’arco tendi
I poderosi strali,
Amor che speri, e che soccorso attendi?


AMORE
Fuor de l’atra caverna
Ove piangono invan, di Speme ignude,
Scorgi, Signor, quell’empie e crude!
Vegga, vegga sull’Istro
Ogni anima superba
A qual martir cruda beltà si serba!

PLUTONE
Deh! Chi ricerchi, Amor!
Amor, non sai che dal carcer profondo
Cale non è che ne rimeni al mondo?

AMORE
So che dal bass’Inferno
Per far ritorno al ciel serrato è il varco.
Ma chi contrasta col tuo poter eterno?

PLUTONE
Saggio signor se di sua possa è parco.

VENERE
Dunque non ti rammenti
Che Proserpina bella a coglier fiori
Guidai sul monte degli eterni ardori?
Deh! Per quegli almi contenti,
Deh! Per quei dolci amori,
Fa nel mondo veder l’ombre dolenti!

PLUTONE
Troppo, troppo possenti
Bella madre d’Amore,
Giungon del tuo pregar gli strali al cuore!

Udite! Udite! Udite!
O dell’infernal corte
Fere ministre, udite!

OMBRE D’INFERNO
Che vuoi? Ch’imperi?

PLUTONE
Aprite aprite aprite
Le tenebrose porte
De la prigion caliginosa e nera!
E de l’Anime Ingrate
Trahete qui la condannata schiera!

VENERE
Non senz’altro diletto
Di magnanimi Regi
Il piè porrai ne l’ammirabil tetto!
Ivi, di fabri egregi
Incredibil lavoro,
O quanto ammirerai marmorii fregi!
D’ostro lucent’ e d’oro
Splendon pompose le superbe mura!
E per Dedalea cura,
Sorger potrai tra l’indorate travi,
Palme e trionfi d’innumerabil Avi.
Ne minor meraviglia
Ti graverà le ciglia,
Folti Theatri rimirando e scene,
Scorno del Tebro e de la dotta Atene!

Qui incominciano apparire le Donne Ingrate, et Amore e Venere così dicono:

AMORE E VENERE
Ecco ver noi l’adolorate squadre
Di quell’alme infelici. Oh miserelle!
Ahi vista troppo oscura!
Felici voi se vi vedeva il fato
Men crude e fere, o men leggiadre e belle!

Plutone rivolto verso Amore e Venere così dice:

PLUTONE
Tornate al bel seren, celesti Numi!

Rivolto poi all’Ingrate, così segue:
PLUTONE
Movete meco, voi d’Amor ribelle!

Con gesti lamentevoli, le Ingrate a due a due incominciano a passi gravi a danzare la presente entrata, stando Plutone nel mezzo, camminando a passi naturali e gravi.
Giunte tutte al posto determinato, incominciano il ballo come segue.

(Sinfonia)

Danzano il ballo sino a mezzo; Plutone si pone in nobil postura, rivolto verso la Principessa e Damme, così dice:

PLUTONE
Dal tenebroso orror del mio gran Regno
Fugga, Donna, il timor dal molle seno!
Arso di nova fiamma al ciel sereno
Donna o Donzella per rapir non vegno.

E quando pur de vostri rai nel petto
Languisce immortalmente il cor ferito,
Non fora disturbar Plutone ardito
Di cotanta Regina il lieto aspetto.

Donna al cui nobil crin non bassi fregi
Sol pon del Cielo ordir gli eterni lumi,
Di cui l’alma virtù, gli aurei costumi
Farsi speglio dovrian Monarchi e Regi.

Scese pur dianzi Amor nel Regno oscuro.
Preghi mi fè ch’io vi scorgessi avanti
Queste infelici, ch’in perpetui pianti
Dolgonsi invan che non ben sagge furo.

Antro è la giù, di luce e d’aer privo,
Ove torbido fumo ogni hor s’aggira:
Ivi del folle ardir tardi sospira
Alma ch’ingrata hebbe ogni amante a schivo.

Indi le traggo e ve l’addito e mostro,
Pallido il volto e lagrimoso il ciglio,
Per che cangiando homai voglie e consiglio
Non piangete ancor voi nel negro chiostro.

Vaglia timor di sempiterni affanni,
Se forza in voi non han sospiri e prieghi!
Ma qual cieca ragion vol che si nieghi
Qual che malgrado alfin vi tolgon gli anni?

Frutto non è di riserbarsi al fino.
Trovi fede al mio dir mortal beltate.

Poi rivolto al Anime Ingrate, così dice:

Ma qui star non più lice, Anime Ingrate.
Tornate al lagrimar nel Regno Inferno!

Qui ripigliano le Anime Ingrate la seconda parte del Ballo al suono come prima, la qual finita Plutone così gli parla:

Tornate al negro chiostro,
Anime sventurate,
Tornate ove vi sforza il fallir vostro!

Qui tornano al Inferno al suono della prima entrata, nel modo con gesti e passi come prima, restandone una in scena, nella fine facendo il lamento come segue; e poi entra nell’Inferno:

UNA DELLE INGRATE
Ahi troppo Ahi troppo è duro!
Crudel sentenza, e vie più crude pene!
Tornar a lagrimar nell’antro oscuro!
Aer sereno e puro,
Addio per sempre! Addio per sempre,
O cielo, o sole! Addio lucide stelle!
Apprendete pietà, Donne e Donzelle!

QUATTRO INGRATE
Apprendete pietà, Donne e Donzelle!

UNA DELLE INGRATE
Al fumo, a gridi, a pianti,
A sempiterno affanno!
Ahi! Dove son le pompe, ove gli amanti!
Dove, dove sen vanno
Donne che si pregiate al mondo furo?
Aer sereno e puro,
Addio per sempre! Addio per sempre,
O cielo, o sole! Addio lucide stelle!
Apprendete pietà, Donne e Donzelle!

QUATTRO INGRATE
Apprendete pietà, Donne e Donzelle!


Anita SISINO soprano
Aloisa AISEMBERG mezzosoprano
Guglielmo BUONSANTI basso

CORO VOX POETICA ENSEMBLE
Cristina Picozzi soprano
Paola Chinellato, Roberta Sollazzo contralti
Matteo Laconi Tenore
Emanuele Ferrarini Basso

ORCHESTRA BAROCCA DELLE MARCHE
Riccardo Bottegal violino
Domenico Scicchitano violino e viola
Malgorzata Bartman viola
Andrea Lattarulo violoncello
Giacomo Gradozzi contrabbasso
Andrea Piergentilli trombone
Michele Cinquina tiorba
Lorenzo Antinori organo

Primo Violino e Concertatore al clavicembalo Alessandro CICCOLINI

in collaborazione con:
FONDAZIONE ALESSANDRO LANARI
FESTIVAL BAROCCO DELLE MARCHE